Premio Marietta ad Honorem 2018 alla Stamperia Pascucci

Premio Marietta ad Honorem 2018 Stamperia Pascucci

Stamperia Pascucci Premio Marietta ad Honorem 2018

Stamperia Pascucci
190 anni…e non li dimostra!

Per la prima volta nella sua lunga storia il Premio Marietta ad Honorem viene assegnato a qualcuno più “anziano” di Pellegrino Artusi. Pare incredibile ma è così. Le date della storia parlano chiaro. Perché il Marietta ad Honorem andrà alla Stamperia Pascucci di Gambettola. Nome di punta dell’artigianato artistico ed emblema del “made in Italy”, diverse sono le generazioni che si sono succedute alla guida di una bottega la cui prima insegna porta la data nel 1826. Anno nel quale l’Italia doveva ancora nascere.
A scegliere il nome della Stamperia Pascucci è stato il Comitato scientifico di Casa Artusi, la consegna dei riconoscimento avverrà domenica 24 giugno a Casa Artusi nell’ambito delle premiazioni del Premio Marietta, il concorso nazionale per cuochi dilettanti nel corso della Festa Artusiana.
La motivazione del Premio spiega chiaramente il perché di questa scelta: “quale storia aziendale e famigliare di straordinario valore, avendo saputo tramandare, di generazione in generazione, con passione e creatività, l’arte delle tele stampate a mano. Una tradizione fortemente radicata nel nostro territorio anche come atto d’amore verso la tavola e la cucina domestica”.
Il Premio Marietta ad Honorem viene attribuito a personalità che, con modalità differenti, contribuiscono alla diffusione della conoscenza della cultura del mangiar bene, della tavola come momento conviviale, punto di incontro del “buono e del bello”. Il Premio viene assegnato a una personalità del “territorio artusiano”, insieme a una figura al di fuori dei confini della Romagna che sarà svelata nei prossimi giorni.

Un po’ di storia della Bottega Pascucci
Chissà se il primo Pascucci si immaginava, centonovant’anni dopo, che la sua discendenza sarebbe stata ancora lì, su quelle stesse pietre, dentro quegli stessi muri, tenendo tra le mani ancora il mazzuolo, ancora la tela, ancora lo stampo. Lo stesso nome, la stessa arte. Perché Pascucci nel 1826, quando l’Italia era solo un’aspirazione di alcuni visionari della nazione, già era lì, con la sua prima bottega, le sue prime creazioni. Quasi un miracolo, in una società che brucia tutto in un istante.
Una passione, dunque, che dura quasi due secoli. La bottega è la stessa di allora, di quando il primo Pascucci inaugurò l’attività come tintore e in seguito come stampatore. “Ci piacerebbe che i banchi da lavoro potessero raccontare tutte le vicende familiari che si consumarono alla loro presenza – dicono dalla Bottega Pascucci – perché una volta il lavoro era la vita e la vita il lavoro, e la famiglia tutta contribuiva al mestiere, dalla nonna che sfilava i centrini al pupo che correva da una parte all’altra, magari giocando con uno stampo, magari facendo piccoli servizi”.
Anche l’attività è sempre la stessa, dal 1826, quando le cose venivano fatte a mano, con cura, attentamente. Si sceglieva il tessuto naturale, anche perché altri non ce n’erano, si incideva il legno di pero, anche perché era l’unico modo di ricavare la matrice, si faceva il colore con la farina e con le povere cose a disposizione come la ruggine ricavata dal ferro vecchio. Quel che era naturale allora, oggi è una scelta precisa: la qualità prima di tutto. Adesso il mondo è cambiato, corre, tutto si produce in pochi secondi, tutto dura pochi istanti. “Ma noi no. Noi continuiamo, nella direzione segnata dai nostri nonni e ci perdonerete se per fare una tovaglia per la vostra tavola abbiamo bisogno di un po’ di tempo. Scusateci ma dobbiamo scegliere il lino, preparare i colori mescolandoli con la stessa ricetta di un tempo, incidere a mano lo stampo di legno, battere con il mazzuolo tante volte quanto è necessario per coprire tutta la superficie richiesta, aspettare che il motivo impregni la tela fino all’ultima fibra, sviluppare il colore e prenderci anche un minuto per guardare con soddisfazione l’opera compiuta. Forse non saremo artisti, anche se chi ci conosce spesso e volentieri ci definisce tali, ma amiamo ogni cosa che facciamo come fosse un’opera d’arte”.
Il mondo cambia, la bellezza non passa di moda. E fare le cose belle è un valore da difendere per onorare una storia ricca di vicende interessanti, di premi, di felici collaborazioni, e soprattutto fatta di persone di famiglia che hanno speso la loro esistenza dedicandosi ad un mestiere senza risparmiarsi. Il segreto di tanta longevità? “Venite a trovarci, parlate con noi e capirete il perché di tanta passione”.

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